Dopo aver ospitato in questa rubrica gli artisti di Francia, Egitto, Israele e Stati Uniti è ora il turno di un pittore italiano, o meglio siciliano: il catanese Aldo Zanetti.
Gli scacchi sono solo una delle sue numerose fonti d’ispirazione e, in una intervista che il pittore ci ha concesso per e-mail, egli confessa candidamente di non saper giocare. Tuttavia il Prof. Zanetti infonde anche nei suoi quadri scacchistici, oltre che la sua maestria tecnica (vedi la grafica a lato, dal titolo “Doppio gioco”), la visione colorata di un mondo opulento, pieno di vita e di sensibilità, tipicamente meridionale.
Abbiamo accompagnato l’articolo con una canzone siciliana tratta dall’inesauribile tesoro folcloristico della Trinacria, interpretata da Alfredo e Letizia Anelli, fratello e sorella e figli d’arte, dal titolo “Bedda ca di li beddi siti”.
Il noto pittore Dominique Digeon, nato a Parigi nel 1959 e diplomato in diverse università, fra cui la Sorbona, si è dedicato anche al gioco degli scacchi, in cui ha inventato la rappresentazione dei pezzi, che appare qui a lato. Come si vede ogni figura ha una sua speciale sagoma (visione frontale ed aerea dei pezzi) e persino un suo particolare colore: il Re è rosso, la Regina è nera, l’alfiere giallo, il cavallo verde, la torre blu ed i pedoni bruno/violacei. L’articolo su questo artista è accompagnato dalla canzone tradizionale francese “Chevaliers de la Table Ronde”. Perchè? Nella lingua di Molière il cavallo degli scacchi è detto “chevalier” (cavaliere) e la leggenda della Tavola Rotonda, con i suoi Re, Regine, alfieri e castelli turriti ben si adegua al “Nobil Giuoco”.
Laureata all’università di San Josè in California, quasi ottantenne, Elaine Rothwell è un’artista dalle cento facce che non finisce mai di stupirci (vedi autoritratto a lato).
Nelle sue acqueforti ella disegna con maestria delle immagini enigmatiche, che riescono a sconcertare gli occhi del pubblico con dei giochi visuali che ci fanno vedere due cose nello stesso tempo. Elaine cominciò questa tecnica proprio con degli schizzi riguardanti gli scacchi, come ci spiega in una spiritosa intervista esclusiva che abbiamo realizzato per via elettronica proprio per i nostri lettori. L’articolo è accompagnato da una collezione delle sue opere e da una malinconica canzone popolare americana, non priva di sentimento e d’ironia, proprio come la nostra Elaine Rothwell.
Il gioco degli scacchi è stato utilizzato dal grande pittore ebreo Samuel Bak come simbolo, molto originale, dell’opposizione alla guerra ed al razzismo.
Questo eccellente artista di 72 anni, sopravvissuto all’Olocausto e cittadino del mondo, ha creato un nuovo linguaggio visuale per ricordare al nostro pianeta i suoi momenti più disperati, utilizzando anche le figurine del “Nobil Giuoco”. Egli ha sottolineato che nel mito degli scacchi non si cerca mai la pace, ma solo la vittoria ad ogni costo.
I suoi capolavori, pieni di deserti squallidi e di corpi consumati dal fuoco, sono d’attualità in occasione di un nuovo olocausto: la guerra in Irak.
Questa ricerca sugli scacchi ci ha fatto così conoscere Bak, poco noto da noi, come il Maestro che in 60 anni di creatività ha illustrato i momenti più drammatici dello spirito umano.
Per risollevarci il morale e come auspicio la galleria delle opere bakiane è accompagnata dalla tradizionale, celebre canzone ebraica “Hevenu Shalom Aleichem” (“Ti portiamo saluti di pace”).
La simbologia degli scacchi ha sempre ispirato gli artisti e specialmente i pittori.
In Francia i grandi Delacroix, Kandinsky e Duchamp hanno vagabondato sulle 64 caselle con il pennello e la fantasia.
Un autore prolifico ed ispirato, ma poco conosciuto, è Jean-Pierre Alaux (nato nel 1925 a La Ciotat, presso Marsiglia ed ai bordi del Mediterraneo, sua costante ispirazione), ultimo di sette generazioni di pittori famosi.
La nostra galleria suggerita dagli scacchi è accompagnata dal meraviglioso duetto “Fantastique” dai “Racconti di Hoffman” di Offenbach.
Viste dall’alto, le Piramidi e la Sfinge fanno pensare ad enormi figure di scacchi sulla tavola del deserto.
Gli antichi Egizi si divertivano a gareggiare con una variante di questo gioco e qualcuno ha perfino visto le stesse Piramidi come delle enormi scacchiere a tre dimensioni.
Nicolas Sphicas è un artista egiziano moderno d’origine greca che ha scritto e dipinto su questo appassionante argomento.
La sua esposizione virtuale è accompagnata dalla celebre canzone egiziana “Salma ya salama”.
Ricordate il nome d’arte che ha reso famosa nel mondo la bella cantante Jolanda Gigliotti, italiana nata in Egitto?
La risposta alla fine dell’articolo che puoi leggere cliccando qui.