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II

Febbraio 23 2006 | Scacchi strategia


II – Un metodo per avvantaggiarsi in apertura: il gambetto


Nella prima lezione abbiamo parlato del rapido sviluppo e del guadagno di tempi in apertura. Un metodo comune per guadagnare tempi si ha sacrificando materiale, di norma un pedone. Il sacrificio di pedone per avvantaggiarsi nello sviluppo o guadagnare spazio sulla scacchiera si chiama gambetto. Il termine fu usato per la prima volta da Ruy Lopez nel trattato “Libro de la invencion liberal y arte del juego de Axedrez” del 1561 e deriva dall’italiano (gamba, sgambetto).
Di solito è il Bianco a sacrificare un pedone per incrementare quel lieve vantaggio che gli deriva dal diritto alla prima mossa ma sono stati elaborati numerosi gambetti anche per il Nero.
Per capire la filosofia del gambetto si veda questo esempio:

 

Naturalmente, se ora togliessimo tutti i pezzi dalla scacchiera il Nero vincerebbe il finale in virtù del pedone in più ma “prima del finale gli dei hanno creato il centro partita” recita un celebre aforisma di Tartakower.
E’ importante riflettere che negli scacchi il valore dei pezzi non è assoluto ma solo indicativo: esso varia a seconda della loro disposizione sulla scacchiera. Il controllo di una colonna o di una diagonale possono valere quanto un pedone o più. Per intenderci un Alfiere che controlla sette case vale di più di uno che ne controlla solo due e un sacrificio è giustificato se serve a dare maggiore forza ai pezzi rimanenti. E’ chiaro che alla fine quel che conta, a meno di non dare matto, è il materiale che, prima o poi, deve essere recuperato, se possibile con gli interessi, pena la perdita della partita.
Nel secolo scorso, quando le tecniche difensive non erano sofisticate come lo sono oggi, i gambetti erano di gran moda; oggi hanno perso molto del loro smalto ma non sono scomparsi dalla pratica dei tornei. Piuttosto è cambiata l’idea che ne è alla base. Un tempo essi venivano giocati per aggredire senza compromessi il Re avversario, oggi li si gioca per ottenere vantaggi di ordine posizionale da far fruttare addirittura in finale.
E’ ovvio che l’offerta di pedone può essere rifiutata. Chi l’accetta se ne assume gli inevitabili rischi senza illudersi di arrivare facilmente ad un finale vinto.
Se in risposta ad un gambetto il Nero gioca a sua volta un gambetto, si parla di controgambetto. Alcuni manuali usano, a mio avviso meno correttamente, il termine controgambetto per gambetto giocato dal Nero.
La rivista inglese “Gambit” ha classificato oltre trecento gambetti. Oltre all’Evans, eccone altri tra i più giocati.

 

1 – Sacrifici operati dal Bianco

 

2 – Sacrifici operati dal Nero

 

Per finire mettiamo a confronto due modi di giocare lo stesso gambetto. Le due partite che seguono sono state giocate a distanza di oltre un secolo, la prima in pieno periodo Romantico, la seconda quando era già operante la supremazia della scuola sovietica; lo studioso faccia molta attenzione al diverso spirito che le anima.Questa partita, giocata a Londra il 21 giugno 1851, durante una pausa del primo torneo internazionale della storia degli scacchi, è nota col nome di “Immortale”. Essa illustra perfettamente il modo di intendere gli scacchi all’epoca.

Quella che segue è una celebre partita, persa dall’allora diciassettenne Bobby Fischer contro un Boris Spassky quasi all’apice della carriera. Di scena è ancora il gambetto di Re, giocato però in versione moderna. All’attacco frontale sul Re qui si lotta per vantaggi di ordine posizionale.

 

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