Il Turco
IL TURCO
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Alla corte dell’imperatrice Maria Teresa, nella Vienna nel 1770, per vincere la noia erano in voga dei giochi d’illusionismo e di “magnetismo”.
Il barone von Kempelen, ingegnere geniale che aveva anticipato l’invenzione del telefono e costruito canali e giochi di fontane, promise che avrebbe creato un automa capace di giocare a scacchi e battere qualsiasi avversario.
Dopo 6 mesi di lavoro egli costruì una piccola cassa di legno su rotelle, piena di ingranaggi. Al di sopra vi era una scacchiera ed un pupazzo meccanico seduto, vestito all’orientale con tanto di turbante, che chiamò “Il Turco”.
Pur essendo la cassetta assai bassa, Kempelen aprì porte e pannelli per mostrare che nessuno era nascosto nel manufatto.
Il Turco riuscì a battere i migliori scacchisti dell’epoca. Sapienti, meccanici e perfino dei maghi ispezionarono il marchingegno senza esito.
Il Turco ed il suo geniale inventore fecero una tournée trionfale nelle capitali d’Europa ed in Russia; fra gli altri batté Beniamino Franklin, mentre lo stesso Napoleone perse in 24 mosse.
Alcuni pensarono che l’automa fosse posseduto da uno spirito diabolico, altri più prosaicamente (azzeccandoci) dichiararono che probabilmente un nano si intrufolava dentro, oppure un bambino prodigio scacchista o addirittura un polacco, ottimo giocatore, che aveva perso in guerra le due gambe.
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Dopo la morte di Kempelen, nel 1804, il Turco fu acquistato da un certo Maelzel, che ben presto, per non dover saldare il conto, fuggì in America, continente che egli giudicò più ingenuo della smaliziata Europa.
Insieme al Turco partì una mingherlina ragazza francese, che era l’operatrice del marchingegno e si nascondeva nel manichino o, all’ultimo momento, nella cassetta.
Poi cominciarono gli impicci: due bambini videro la donna che usciva dalla cassa dopo lo show, mentre il deduttivo Edgar Allan Poe scrisse un articolo dove raccontava che c’era una tizia che appariva in sala prima e dopo lo spettacolo, ma mai durante…
E la maledizione del Turco continuò: Maetzel morì a Cuba di febbre gialla durante una esibizione ed il suo operatore della stessa malattia sulla nave che lo riportava a casa.
Il Turco fu venduto ad un museo cinese di Filadelfia e venne distrutto dal fuoco nel 1854.
In 84 anni aveva ospitato nel suo interno almeno 15 “maestri” di scacchi!
Un Americano costruì nel 1865 una copia del Turco chiamandola Ajeeb, che giocava col pubblico a dama per 10 cents ed a scacchi per 25 cents. Si misurarono col nuovo automa il presidente Rooswelt, il mago Houdini e l’attrice Sara Bernhardt.
Un’altra imitazione fu chiamata Mephisto: batteva a scacchi tutti gli uomini, mentre con le donne, dopo aver raggiunto una posizione vincente, si faceva battere e finiva l’esibizione stringendo loro la mano.
Ajeeb finì nel parco giochi di Coney Island e una volta un giocatore perdente sparò al pupazzo sei colpi di pistola, ferendo l’operatore che vi era nascosto. Anche Ajeeb fu distrutto dal fuoco nel 1929…
Venti anni più tardi un ingegnere inglese mise a punto il primo computer capace di giocare davvero agli scacchi, beninteso senza il mistero e l’eleganza del nostro Turco.
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