Soldatini per la Pace

SOLDATINI PER LA PACE

Impossibile avviare la musica midi, aggiornate il vostro browser

Vide la luce nel 1933 da famiglia ebraica a Vilnius, allora in Polonia ed oggi capitale della Lituania. Bambino prodigio nel disegno e nella pittura, fu circondato dall’amore di genitori e nonni fino al 1939, data dell’invasione nazista.

Ecco alcune opere del dodicenne Samuele

Tutta la sua famiglia, eccetto sua madre, venne massacrata dai tedeschi, tanto che, quando i Sovietici liberarono Vilnius, degli 80.000 ebrei d’anteguerra ne restavano solo 200.
Samuel si trasferì e studiò in Francia, Israele, Italia (a Roma dal 1959 al 1966) ed ora negli Stati Uniti. La sua ricca esperienza artistica, nei vari musei del pianeta, ambisce a testimoniare il declino dell’Umanità in un mondo profanato dai conflitti, in cui gli scacchi, con le loro figurine mutilate che si nascondono o non possono più muoversi e le scacchiere a pezzi, bene interpretano questo simbolismo. Il gioco degli scacchi, si sa, comincia con due reggimenti di eguale forza ben schierati, ma quest’ordine si sfascia subito mentre i contendenti cercano di distruggersi a vicenda.
Valori come fiducia, bontà, amore non valgono più né sulla scacchiera né nelle relazioni umane. Persino il “sacrificio” non serve a redimere, ma solo a fini distruttivi.
Ammirando queste tele, dicono i critici, si comprende che cavalli ed alfieri sono sempre pronti ad immolarsi per assicurare la vita di una sola, imbelle figurina, il loro simbolico re. I pedoni sono sacrificati dai giocatori come i soldati sono sacrificati dai generali, né possono mai chiedersi PERCHÈ, devono battersi e morire.
Nei quadri a soggetto scacchistico si ripete il paesaggio monotono d’enormi blocchi di granito, come caselle spezzate, torri diroccate, fumate simili a quelle dei “forni”, pedoni feriti o nascosti, cavalli di Troia ed ali spezzate, il tutto a simboleggiare la nostra era insanguinata e rovinata dalla guerra.

ALTRI CAPOLAVORI

L’arte di Bak spazia ben oltre l’orizzonte degli scacchi, alimentandosi con il ricordo della sua infanzia, con il trauma per la perdita della sua famiglia, con la Stella di David che da icona d’umiliazione all’epoca nazista ha acquistato per lui lo stato di orgogliosa identità, con la celebre foto del bambino nel ghetto di Varsavia, persino con la pera, frutto della conoscenza proibita dai tempi del Paradiso Terrestre, e con la colomba della pace che vola sugli alberi sradicati.
Ed il “gioco” continua….